Leo Tolstòj (Lev Nikolayevich Tolstoy)
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“Guerra e pace” cronologicamente è il primo dei tre più famosi romanzi di Tolstòj, essendo stato pubblicato nel 1869, vale a dire otto anni prima di “Anna Karenina” (1873-77) e trent’anni avanti “Risurrezione” (1899).
Indubbiamente “Guerra e pace” è il capolavoro dell’immenso scrittore russo e forse la più autentica epopea narrativa della letteratura moderna.
L’autore stesso confidò un giorno a Gor’kij: Guerra e pace, senza falsa modestia, è come l'”Iliade”.
Considero “Guerra e pace” il più bel romanzo che sia mai stato creato in tutti i tempi e in tutti i paesi, scrive Franois Mauriac, paragonandolo a un gigantesco affresco nel quale si muove, attraverso la guerra e la pace, lo spazio e il tempo, un’impressionante moltitudine umana.
Esso ha come sfondo la cronaca degli avvenimenti tra il 1805 e il 1815, con il particolareggiato resoconto dell’invasione napoleonica nella Russia del 1812 e il panorama sociale e politico in uno dei periodi più turbolenti della storia europea.
Tolstòj pennelleggia uomini del destino: Napoleone e i suoi marescialli, lo zar Aleksàndr Primo e i suoi generali, compreso il comandante in capo Kutuzòv che sconfisse i Francesi; tratta di battaglie e di altri eventi fatali, ma lascia intuire che tutti questi fatti, apparentemente grandiosi, sono soltanto illusioni, errori di orgoglio e di vanità.
Veramente essenziali sono le sofferenze, le gioie e gli sforzi degli individui, sia in tempo di pace che in tempo di guerra, di modo che la biografia è più interessante della storia.
Si arriva quindi a una situazione che potremo dire paradossale.
“Guerra e pace” è senza dubbio un romanzo storico e un’epopea nazionale perché glorifica l’eroica resistenza opposta agli invasori dal popolo russo, ma è soprattutto un romanzo antistorico, in quanto il suo autore non crede nel processo degli eventi e nega ogni effettivo valore all’ascesa e alla caduta degli imperi, ai movimenti di milioni di uomini sull’onda di battaglie, vittorie, disfatte.
Tolstòj dava grande importanza ai suoi concetti sulla storia.
La sua tesi principale era che i capi non creano gli eventi, ma li seguono fingendo o illudendosi in buona fede di compiere ciò che invece subiscono.
Sullo sfondo delle due campagne, dei Russi in Prussia e dei Francesi in Russia, si intrecciano le vicende dei membri di due nobili famiglie russe, i Rostòv e i Bolkonskij, e del conte Pierre Bezuchov, attorno al quale si stringono le numerose e complicate fila che partono dalle due famiglie, così come esse convergono nella mente dello scrittore, della cui personalità Pierre è più o meno il portavoce, secondo il caratteristico procedimento tolstojano…
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