Canne al Vento

Grazia Deledda (1871-1936)

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“CANNE AL VENTO” Il romanzo di Grazia Deledda è ambientato in Sardegna e ruota intorno ad un personaggio, Efix, un contadino, un servo aggrappato con amore ad un poderetto posseduto dalle sue padrone, le dame Pintor, tre sorelle nobili ma di pochissimi mezzi. -Cap. I- Quel giorno Efix aveva lavorato tutto il giorno per rinforzare l’argine del fiume situato in fondo al poderetto che da anni coltivava. Scesa la sera, in attesa che si facesse l’ora di andare a dormire, intrecciava una stuoia di giunchi, e mentre lavorava pregava. Udì un passo e tendendo l’orecchio ascoltò anche i rumori della notte popolata di fate, folletti e spiriti erranti. Si sentì chiamare. Era il ragazzo che abitava accanto alle dame Pintor che gli disse, da parte delle padrone, di andare in paese il giorno successivo perchè queste avevano ricevuto una lettera e gli volevano parlare. Si fece l’ora di coricarsi ed Efix steso sulla stuoia pensava alle sue padrone, alla morte della madre di queste Donna Cristina, al loro padre Don Zame severo e prepotente e alla loro sorella Donna Lia che una notte era sparita e non si era saputo più nulla di lei. Con la fuga di Donna Lia, il padrone era diventato sempre più tiranno nei confronti delle figlie fino alla sua morte. Una mattina fu trovato morto nello stradone fuori dal paese. Le tre sorelle rimaste a casa non avevano mai perdonato a Lia di essere fuggita, perchè le aveva disonorate. Quando questa comunicò loro di aver avuto un figlio di nome Giacinto, le donne inviarono un regalo al nipotino ma non scrissero alla madre. Gli anni passavano, le sue padrone non si maritavano e campavano della rendita del podere colticato da Efix che non veniva pagato da anni. -Cap. II- All’alba il servo partì, lasciando a guardia del podere il ragazzo. Giunto alla casa delle padrone bussò. Gli aprì Donna Ruth. Donna Ester era andata a messa e Donna Noemi non si era ancora alzata. Ruth ed Efix attesero che arrivassero le altre due donne e finalmente aprirono la lettera: il nipote Giacinto scriveva che sarebbe arrivato tra pochi giorni. Passato il primo momento di sgomento e stupore, decisero alla fine di accoglierlo in casa ed Efix da parte sua promise che sarebbe intervenuto lui qualora il giovane si fosse comportato male. Parlarono di tante cose e il servo che era venuto con l’intento di chiedere il pagamento per i suoi servizi si rese conto che le sue padrone non avevano soldi e così non chiese nulla. Decise così di andare da Kallina l’usuraia. Camminando si fermò a salutare la nonna del ragazzo che era rimasto a guardia del podere e la giovane nipote Grix che tornava dal fiume dove era andata a lavare i panni. L’usuraia gli prestò 5 lire d’argento ed Efix promise che avrebbe ristituito tutto il denaro chiesto in prestito in breve tempo. Con le monete in tasca si recò alla bottega del paese per acquistare un berretto nuovo per fare bella figura all’arrivo di Don Giacinto… http://doc.studenti.it

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