Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento

FONTE: RICCARDO BELLOFIORE (a cura di), Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento, Manifestolibri, Roma 2007, pp.197-250.

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1.1 Il libro di Cristina Corradi Storia dei marxismi in Italia, è un libro importante. Non credo che se ne potrà prescindere nei prossimi anni, almeno se si vorrà impostare una discussione, seria, sulle peripezie della discussione su Marx nel nostro paese. E’ infatti, almeno a mia conoscenza, il primo, e sinora unico, tentativo di raccontare la vicenda dei diversi marxismi italiani, rispettando la specificità di ogni posizione. Non mi soffermerò in quel che segue su questo libro, a parte brevi riferimenti qui e là, per due ragioni. La prima è che Giorgio Gattei ne ha fornito nelle pagine che precedono una chiave di lettura vivace, interessante, per molti aspetti illuminante, e di cui condivido con convinzione la gran parte dei passaggi. La seconda è che quel che cerco di fare in questo mio contributo è un’operazione un po’ particolare, alquanto diversa, se non addirittura opposta, a quella che è stata tentata da Corradi. Non che su molti dei giudizi puntuali – non tutti, come si vedrà – che vengono formulati dall’autrice io non concordi. Sono però per mio conto persuaso che snodi
cruciali della storia dei marxismi, quegli snodi che Corradi stessa incontra nel suo percorso, vadano letti altrimenti, e secondo una metodologia e un atteggiamento capovolti di 180 gradi.
Alla base di questa mia convinzione sta, in effetti, quella distinzione che anche io, con Gattei, credo cruciale, tra marxiani e marxisti. Non si tratta però di una separazione cronologica tra fasi del dibattito, secondo la quale sino agli anni Settanta tutti sarebbero stati marxisti, e dopo, all’improvviso, sarebbero arrivati, benvenuti, i marxiani. Esiste davvero un filone autenticamente marxiano. Lo definiscono alcuni aspetti. In primo luogo, il ritorno ai problemi di Marx, sepolti dal marxismo: quelli legati alla costituzione monetaria del (plus)valore, e quelli che rimandano alla riconduzione del (neo)valore al lavoro (vivo). Poi, l’assenza di una separazione degli aspetti
«economici» di questi problemi rispetto alla loro fondazione «filosofica» e «sociologica».
L’intento, infine, di una ripresa della «critica dell’economia politica» non dogmatica e ripetitiva. Ma questo filone marxiano scorre lungo tutto il Novecento. Per riportarne alla luce le tracce occorre leggere la storia della discussione su Marx in modo molto diverso da quelli sperimentati sino adoggi…..

2.Da della Volpe a Colletti
2.1 Mi concentrerò, come ho anticipato, su alcuni momenti soltanto della vicenda teorica italiana, in modo il più possibile sintetico, e secondo una sequenza che solo in parte rispetta la linearità della cronologia. La prima tappa è Galvano della Volpe. Credo sia difficilmente negabile che il «dellavolpismo», pur con tutti i limiti di «scientismo» che gli si voglia attribuire, abbia avuto un
impatto liberante nell’immediato secondo dopoguerra. Marx viene visto, in primo luogo, come scienziato. Scienziato empirico: «sociologo» ed «economista politico». E però scienziato di un oggetto specifico, determinato, particolare: il capitalismo. Contro il neostoricismo e contro le….

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